Lettere agli amanti

Un figlio che, come ultima speranza, porta la madre da un guaritore: un nano col naso azzurro che condanna una bambina e ne salva un’altra; un bigliettaio per vocazione; un impiegato delle pompe funebri che fa uno strano incontro; un bambino innamorato di un acquario; potenziali adulteri in una guerra lontana ma non troppo. E ancora: orologi a pendolo da abbracciare; scarpe consumate; dolori; medicinali; vedove. Ventiquattro lettere, più due bonus, indirizzate agli amanti, a loro dedicate, contro di loro scagliate. Epistole, però, non nel senso tradizionale: mancano di francobollo emittente destinatario indirizzo e distinti saluti. Sono piuttosto delle benedizioni: andate e amate come credete; ché l’amore è un racconto sghembo. Che non v’inganni però il titolo. Scrivono d’amore e parlano d’amore queste lettere, perché sarete pure amanti, ma questo vi rende solo più prossimi alla catastrofe. L’amore, d’altronde, è soltanto una scusa, forse la migliore: una scusa per incontrarsi, sfiorarsi, per essere crudeli e per lasciarsi. Lorenzo Gioielli, regista teatrale, apre il sipario su delle storie che sembrano in scena da sempre, lo abbassa in momenti inaspettati, mentre dall’altra parte sul palco, gli amanti continuano a dirsi la vita. E quando si accendono le luci in sala, il lettore si è accorto appena del passaggio di questa galleria di volti, e resta con un pugno di domande, uscito da se stesso e preoccupato dal vedersi dal di fuori.